La mia vita inizia negli anni ’80 a Napoli, figlia e nipote di medici, nonno ginecologo, nasco con un bel cesareo di urgenza per distacco di placenta! Il primo incontro tra me e mia madre in sala operatoria, senza vederci né toccarci, dopo un mese di febbre materna ovviamente la mia alimentazione è solo di latte artificiale, le mie prime foto sono con mio padre in braccio che mi guarda con tanta dolcezza, il biberon, e tante lacrime, mia madre mi racconta da sempre che il mio soprannome era: “la chiagnazzara” (bimba che piange sempre): ottimo inizio!
A soli tre anni arrivo a Marina di Carrara, mio padre decide di cambiare vita, lui che Napoli la porta nel cuore, come me, non si piega alle dinamiche di una città molto difficile all’epoca, al contrario di mia madre, che avrebbe vissuto al Vomero tutta la vita.
All’asilo ogni occasione è buona per essere in prima fila durante le recite: sul palco mi sento a mio agio, alle scuole medie inizio a studiare musica, la chitarra, ma al mio primo saggio prendo il microfono in mano (la cantante era malata) e non lo lascio più!
Alle superiori scelta già scritta: liceo classico per affrontare poi il test di ingresso alla facoltà di medicina, le serate erano scandite dalle prove del coro.
Arriva settembre del 2002, estate passata a studiare e fare test, ma…medicina mi chiude le porte, così passaggio obbligato: un anno di biologia e tanti pianti!
Altro test di ingresso a medicina e ostetricia, ovviamente arrivo tra i primi 20 posti di una facoltà di cui non nutrivo nemmeno speranze: immatricolazione a ostetricia sia!
Iniziare a studiare le materie da sempre di mio interesse ed entrare subito nelle corsie degli ospedali a contatto delle persone mi affascina e da lì ho capito che quella era la mia strada, non sarei diventata la Paola di oggi se avessi ritentato il test di ingresso a medicina.
Ho iniziato a lavorare come volontaria nell’ospedale della mia città, 7 mesi dopo la laurea arriva il contratto nei consultori di Lucca, poi vinco il primo concorso pubblico a tempo determinato nell’Ospedale di Massa e dopo aver passato vari concorsi a tempo indeterminato a Milano, Parma e Genova inizio a lavorare all’istituto Giannina Gaslini di Genova, per fortuna una città di mare!
Ho tre figli: Chiara, nata poco prima di conseguire la laurea in ostetricia, Augusto arrivato nel 2015 (anno in cui ho conseguito il master nel coordinamento delle professioni sanitarie) e Alessandro nel 2018 come regalo del mio 35esimo compleanno.
Il parto di Chiara avviene in ospedale, stavo per laurearmi in ostetricia e pensavo a tutte le patologie e alle emergenze ostetriche che potevano presentarsi: “sapevo tutto”, ma in realtà non sapevo nulla!
Mi sono affidata agli altri e ho ringraziato tutti in quella sala parto, tranne me stessa! Una bella episiotomia, che ho sentito come un coltello che mi tagliava il perineo per tre mesi dopo il parto, spinte forzate, senza sentire premito, e una bella emorragia post partum! Insomma quando si dice che si partorisce bene a 23 anni! Quando ho guardato mia figlia per la prima volta ho pensato: povera te che un giorno dovrai partorire!
Sono rientrata in sala parto come ostetrica in clinica universitaria dopo tre mesi guardando e ascoltando le donne con altri occhi, altre orecchie, altro cuore!
Chiara aveva sei mesi quando ho discusso la tesi di laurea sulla “gestione del dolore in travaglio di parto”!
Non avrei voluto altri figli quando ho conosciuto Andrea, lui era d’accordo con me, ma la vita è imprevedibile e come una tempesta ti travolge nei suoi cambiamenti sul momento difficili.
Dopo la nascita del mio secondo figlio, avvenuta in casa, nove anni dopo, ho capito quanto l’evento nascita fosse parte del contesto familiare, dell’intimità della persona e per quanto si possa umanizzare una sala parto, non sarà mai come tra le mura domestiche. Mio nonno paterno, ginecologo a Napoli negli anni ’50 diceva sempre:” la nascita è come la morte, se pur non la ricorderò voglio preservare la sua intimità.”
Partorire a casa oggi, negli anni 2020, si può fare in sicurezza, perché abbiamo gli strumenti scientifici per capire in gravidanza se esistono rischi per la madre o per il feto! Non dovremmo dimenticare che l’evento nascita è nella maggior parte dei casi fisiologico, ovvero naturale.
Il vero problema del parto in casa è che i professionisti non sono preparati adeguatamente, non vi sono risorse economiche dedicate e la società non è consapevole, se ho partorito in casa dopo 10 anni da ostetrica, ho potuto farlo grazie alla mia esperienza lavorativa, ma soprattutto di vita, una crescita personale che ha dato il coraggio anche alle mie colleghe e ad Andrea di assistermi.
Augusto è arrivato come un fulmine, ci ha sorpreso! Le colleghe erano già a casa mia prima che iniziasse il travaglio, perché quando una cosa deve avvenire, tutto combacia! Il letto pronto, i termosifoni accesi, non avevo programmato nulla, ma è successo, ho guardato il mio compagno dicendo che mi sentivo sicura di rimanere a casa e lui si è fidato di me!
Alle 20:30 di sera la casa era a festa: bottiglie stappate, musica, balli, io e il mio piccolo in stanza e una festa interrotta solo da qualche critica dei nonni che mi hanno dato della disgraziata! (tranne mio padre, che si è ricordato di essere nato in casa nel 1950).
Alessandro ha aspettato il giorno del mio compleanno, dovevo essere pronta per essere sola con lui, sotto la doccia, al caldo tepore dell’acqua, Lucia è arrivata, ma Alessandro è stato accolto dalle mani della sua mamma, tra le note de “il bambino col fucile” e qualche sorriso , Chiara in camera sua e Augusto a letto con lei, erano le 7 e 20 del mattino.
Volevo fortemente partorire a casa dopo l’esperienza di due anni prima, avevo paura di non poterlo fare per quel piccolo e fastidioso rialzo glicemico in gravidanza, ma tutto è andato come doveva, questa volta avevo avvisato 4 ostetriche e guardato i loro turni ospedalieri affinché una fosse sempre libera per potermi raggiungere, persino la pediatra era stata allertata questa volta.
Così anche il mio terzo figlio nasce in casa e al mio rientro in ospedale decido di dedicarmi a tutta quella parte di cura che un’ostetrica può fare e che viene trascurata perché la preparazione di una donna avviene prima, non in sala parto!
La donna in ogni fase della sua vita, con particolare attenzione alla cura del pavimento pelvico e della sessuologia, perché il perineo e la sessualità cambiano, si modificano, esattamente come si modifica il nostro aspetto esteriore e i nostri organi con il passare del tempo. Il cambiamento ci spaventa, ma è una fase di passaggio per una nuova vita alla quale ci adatteremo con più consapevolezza di prima!
Corsi di formazione, master universitari, scuola di sessuologia AISPA, mi hanno appassionato sempre di più alla salute intesa come benessere psico-fisico e non solo assenza di malattia.
Il sorriso vale più di qualsiasi altra cosa!
Ho conosciuto persone che spesso si sono sentite invisibili davanti agli specialisti, soprattutto in questo mondo che è ancora eteronormativo, ovvero che considera solo l’identità biologica della persona, e diventa cieco davanti a individui LGBTQIA+: ho visto occhi smarriti, pieni di lacrime e ho dato loro la possibilità di ricevere accoglienza.
Oggi mi occupo principalmente della cura dei problemi legati alla continenza e alla sessualità, soprattutto dei disturbi legati al dolore sessuale (vulvodinia).
Il nostro corpo parla, dobbiamo imparare ad ascoltarlo: se ho dolore sto male, se provo piacere sto bene!
Cerco un mondo di fagiane consapevoli (cosi ha battezzato la vulva una mia cara paziente) perché la vulva sa esprimersi attraverso il dolore e il piacere e ogni persona dovrebbe conoscere il proprio corpo. Vorrei dare quegli strumenti di conoscenza che ho acquisito in questi anni a più persone possibili: la consapevolezza rende liberi di scegliere!
Una vulva che abiti in un corpo maschile, femminile, in transizione o che sia in un periodo di smarrimento ha bisogno di ascolto e cura.
In questi anni ho imparato ad ascoltare, ogni persona che ho avuto davanti mi ha dato la possibilità di crescere, di capire, di migliorare le mie conoscenze e la mia voglia di sapere per informare adeguatamente!
Così quando ripenso a quella giovane studentessa di 23 anni in sala parto che sapeva tutto e capisco che ancora devo imparare!
Voglio continuare a crescere, ad essere curiosa della vita insieme a voi come professionista e come persona.
Oggi, alla soglia del mio quarantesimo compleanno ho deciso di lasciare il pubblico impiego, così come ha fatto mio padre negli anni ’80: lascio un lavoro sicuro, uno stipendio fisso, una vita già “apposto” .
Una follia? Per molti sicuramente, ma ho deciso e meditato senza farmi influenzare.
Nei miei ultimi sei anni in ospedale ho creato l’ambulatorio del pavimento pelvico, contando 1000 prestazioni a dicembre del 2021!
Nel 2020 arriva la pandemia, ovviamente gli ambulatori sono la prima cosa da chiudere!
Torno in ospedale, in corsia e sala parto: un mondo frenetico, in cui i professionisti si lamentano, gli utenti ti assalgono, i colleghi ti invidiano.
Entravo in ospedale e timbravo il cartellino come in fabbrica, in un periodo molto difficile per l’umanità in cui i bambini continuano a nascere e le persone a morire senza il calore e l’intimità dei propri cari.
“Durante la guerra, si nasce; sotto le macerie, si nasce; con la fame e la miseria, si nasce”. (cit.)
Uscire dalle mura ospedaliere è stato difficile per i sensi di colpa nei confronti della mia famiglia: rinunciare alla sicurezza economica.
Ma stare bene con sé stessi, significa stare bene con gli altri.
Così oggi, a distanza di soli 4 mesi dal mio licenziamento volontario, posso finalmente dire di aver fatto la scelta giusta, di sentirmi in pace con me stessa, serena con la mia famiglia, sorridente con le mie pazienti.
Oltre alla cura del pavimento pelvico sono entrata nell’intimità familiare delle coppie che mi hanno scelto per la preparazione al parto, all’assistenza in travaglio e nel post partum: mi sono meravigliata di quanto lo studio della sessuologia abbia migliorato anche l’assistenza delle coppie in gravidanza.
Il parto va salvaguardato per quello che è: una parte fondamentale della salute sessuale della donna.
Come avevo fatto a non accorgermene prima? Eppure se penso ai miei parti è stata proprio l’intimitàil fulcro di tutto!
Grazie a tutte le persone che mi hanno seguito e sostenuto in questa avventura che ancora deve evolversi!
Spero di poter essere di aiuto a molte ragazze, ragazzi, donne, coppie, uomini, famiglie, persone!
Sempre dalla parte del sostegno, del rispetto, della cura, dell’ascolto.